La realizzazione delle zone di
cava e miniera, pur essendo necessaria perché inserita nella filiera del
recupero delle materie prime per l'edilizia, rappresenta un'attività
industriale che provoca sempre diverse modificazioni all'ambiente, impatti sul
paesaggio ed apporta un graduale allontanamento dall'equilibrio ecologico
naturale con conseguente perdita di biodiversità. Si pensi ad esempio alle cave
di marmo lungo i crinali dei monti che appaiono come il risultato di terribili
smottamenti, oppure alle cave di argilla o sabbia in pianura, che sembrano
profondi crateri di meteoriti! Le aziende cementiere dovrebbero prevedere e
minimizzare questi effetti a partire dalla fase di progettazione dell'area e,
durante i lavori di estrazione, dovrebbero già pianificare per tempo le
attività di recupero del sito stesso una volta dichiarati finiti i lavori di
scavo. Le aree estrattive e la loro gestione
rappresentano, quindi, un problema ambientale e politico aperto da tempo in
Italia, in modo particolare in Lombardia, tanto che in aprile 2012 la Giunta
Regionale Lombarda approva un progetto di legge che stabilisce nuove
disposizioni a maggior tutela del suolo e dell'ambiente. Viene altresì
semplificato l'iter
procedurale, ad esempio, e viene dato un nuovo ruolo al Consiglio Regionale,
Provincie e Comuni in materia. Per quanto riguarda la rinaturalizzazione
delle aree di cava, perciò, una volta cessata l’attività estrattiva, in quasi
tutte le Regioni italiane, sono previste a
carico dei proprietari tasse, spese, oneri ed eventuali multe, a volte anche
molto importanti, secondo quanto previsto dalle leggi regionali in vigore.
Ma se pur care, tali spese, non tengono in considerazione completamente il
fatto che sarebbe sempre meglio riconvertire le aree di cessata attività di
scavo, per permettere il ritorno all'equilibrio naturale perso. In poche parole, tutte le aree di cava, una
volta svincolate dai lavori, possono essere riportate ad ambienti naturali,
belli e fruibili da parte di tutti, per non apparire come luoghi tristi ed
abbandonati e, molto spesso, pericolosi e soprattutto “brutti da vedere”. Questa considerazione è ancor più vera
quando le zone di cava sono situate molto vicino ad aree residenziali ed
inserite in un contesto di Parco Agricolo Sud
Milano e del Carengione: proprio come nel caso delle cave presenti a San
Bovio! La riconversione di cui parliamo è un'operazione di valorizzazione
del patrimonio territoriale e socio-ambientale, che punta a riaffermare la
bellezza del paesaggio lombardo, incentivarne la fruizione ed incrementarne la
biodiversità delle specie della flora e della fauna locali, ma soprattutto
tenda a creare un ambiente di svago per tutti, un area per lo sport, il tempo
libero e, perché no, per l'istruzione e la didattica ambientale. “Ora,
grazie alla possibilità dei nuovi fondi europei e, grazie ad un progetto
scientifico preparato da tecnici professionisti del settore, si potrebbe
tentare di ridare forma e dignità ad un paesaggio al momento abbastanza
deturpato, seppur inserito in un'area naturalistica interessante: in poche
parole eliminare un neo che rovina la bellezza di un territorio e trasformarlo
in qualcosa di più! “Obiettivo primario è riportare l'area ad una
condizione stabile, sicura, compatibile con l'ambiente circostante e
riprogettata per un uso futuro proficuo. L’esigenza principale è quella di
reinserire l’area di cava nel paesaggio che la circonda e nello stesso tempo
assicurare la stabilità del sito su cui si è operato. Il recupero di aree
dismesse e abbandonate allo scopo di diversificare la destinazione d'uso verso
attività ricreative turistiche e naturalistico-scientifiche, sta diventando una
pratica sempre più diffusa in molte regioni, sia attraverso un intervento degli
stessi cavatori sia, eventualmente, da parte di Pubbliche Amministrazioni.
. “Il progetto che si vuole proporre rappresenterà una più ampia progettualità di riqualificazione naturalistica, scientifica, sportiva e turistico-fruitiva che possa connettere le aree umide artificiali già presenti in zona (Segrate, Idroscalo, ecc), secondo un'ottica di Parco Naturalistico legato all'acqua e alla cultura dell'acqua dolce e del territorio. Molto sinteticamente si propone un progetto che riporti le Cave presenti a San Bovio ad essere un territorio per tutti, grazie alla possibilità di concorrere a Finanziamenti Europei specifici. Nel progetto si propone, oltre alla ricostruzione dell'ambiente naturale (quindi piantumazione di vegetazione tipica della zona; messa in sicurezza delle sponde e della circolazione dell'acqua; realizzazione di laghi per attività ludico-sportiva; continuazione di percorsi verdi ciclabili, pedonali e ippovie in mezzo alla natura e alla campagna, etc.): la realizzazione di un centro scientifico per la fauna ittica protetta e locale (centro Ittiogenico), un centro per la didattica ambientale per le scuole di ogni livello; costruzione di un parco pubblico; realizzazione di uno stabilimento agrituristico e tanto altro ancora”
Simone Modugno
postato il 13 Febbraio 2014